Profumeria artistica e profumeria di nicchia

Profumeria artistica e profumeria di nicchia
5 Agosto 2015 adddesign

Quando molti anni addietro mi sono avvicinato al mondo della profumeria artistica, sono venuto a conoscenza di questa espressione: profumi di nicchia. Era una parola che mi piaceva, perché mi poneva in contrapposizione con la massa, perché faceva del mio profumo oggetto di distinzione dal resto dell’umanità. Oggi invece, grazie all’esperienza accumulata e soprattutto al percorso formativo che ho seguito, questa espressione inizia a infastidirmi. Infatti è un modo di dire usato e abusato, soprattutto da chi non ha amore e passione. Anche perché spesso rappresenta più l’aspetto distributivo che non quello qualitativo.

La guerra dei prezzi effettuata dalle grandi catene di distribuzione sui prodotti della profumeria commerciale ha creato purtroppo, di riflesso, un fenomeno alquanto sgradevole, ovvero il proliferare dei marchi di “nicchia”, a discapito della reale natura del settore della profumeria “artistica”.

Nella mia personale concezione, la profumeria artistica si fonda prevalentemente su due caratteristiche fondamentali:

  • qualità elevata delle materie prime utilizzate (N.B. dire che una materia prima sia pregiata non significa automaticamente che sia naturale, esiste un concetto di qualità anche nel mondo delle materie prime sintetiche);
  • scrittura compositiva di taglio originale, supportata da una idea creativa coerente e credibile.

Ulteriori considerazioni sull’aspetto esteriore del prodotto (package) dovrebbero essere considerate solo accessorie. Ovvero, se un ottimo profumo ha anche una bella bottiglia, un tappo elegante e una scatola raffinata, che ben venga. Però non è possibile accettare il contrario, cioè che un profumo mediocre o che, peggio ancora, sia copiato da un profumo di successo, sia indorato da un abbagliante aspetto estetico solo per accedere ad una vendita ad un prezzo elevato, in contesti in cui la clientela è abituata a spendere cifre più alte.

Come arginare questo problema? Come salvare la profumeria “artistica” dal fenomeno della “nicchia”? Io ritengo che l’unico filtro reale può essere quello posto dai rivenditori, ovvero da coloro che propongono i prodotti all’utente finale. Ogni dettagliante che ha sposato il mondo della profumeria artistica dovrebbe avere alle spalle una formazione in grado di fornirgli gli strumenti adeguati per comprendere se un prodotto che gli viene proposto per la vendita nel proprio negozio, sia da considerare qualitativamente valido dal punto di vista olfattivo, originale nei limiti del possibile (un profumo mono-materia è pur sempre facilmente individuabile) e ben realizzato. Ovvero se un progetto è legato alla ricerca dell’eccellenza.

Perché dico tutto ciò? Perché sono innamorato di questo mondo e non vorrei assolutamente vederlo morire nel nome degli interessi di gente che persegue solo obiettivi di carattere finanziario.